DOVE SIAMO
L’Istituto Comprensivo di Roccalumera opera in un territorio vasto e variegato, oltre che ricco di beni ambientali, paesaggistici ed artistico – architettonici, ricadente nei Comuni di Roccalumera, Furci Siculo, Pagliara, Mandanici e relative frazioni (Sciglio, Allume, Grotte,Calcare, Rocchenere, Badia, Locadi), dislocati su una ampia area di natura marina, collinare e montana.
Roccalumera e Furci Siculo sono due piccoli centri incastonati nel suggestivo scenario dello Stretto di Messina, lungo la riviera jonica a metà strada tra la città metropolitana di Provincia Messina e la splendida Taormina.
Roccalumera
Il paese di Roccalumera, situato tra dolci colline ed una grande spiaggia dal mare limpido, è un centro antichissimo denominato inizialmente Tamaricium. Successivamente è stato il nobile Giovanni La Rocca a dare il nome al paese, accoppiando il suo cognome a lumera in ossequio alle miniere giacenti nella frazione di Allume. Il paese andò sviluppandosi nei secoli basando la sua economia sulle filande della seta, sulla coltivazione degli agrumi e le loro trasformazioni in essenze, sul piccolo artigianato e sulla pesca, oggi attività in via di estinzione. Nel centro Jonico visse ed operò il poeta, premio Nobel, Salvatore Quasimodo a cui è dedicato il Parco letterario omonimo.
Molte e di diversa epoca le opere da ammirare: la merlata Torre dei Saraceni risalente al XII secolo alla quale Quasimodo dedicò la poesia “Vicino ad una torre saracena per il fratello morto ….”; poi le Cave di Allume, il palazzo Marchesa Carrozza, il Santuario di S. Antonio, l’antico quartiere Baglio con la chiesetta del Santissimo Crocifisso, all’interno della quale si può ammirare un crocifisso del ‘700 di pregevole fattura e l’Antica Filanda , divenuta oggi auditorium e galleria di arte.
Furci Siculo
Furci Siculo è una ridente e tranquilla località balneare; nel passato si caratterizzava per la corposa presenza di un variegato artigianato (sarti, fabbri, calzolai, falegnami…) e di una economia basata sulla lavorazione degli agrumi la cui essenza era esportata in tutto il mondo e sulla pesca. Il paese, infatti, grazie alla sua consistente flotta peschereccia, aveva meritato rinomanza anche come centro ittico, oggi documentato dal MUSEO DEL MARE, DELLA PESCA E DELLE TRADIZIONI MARINARE, che ha la sua sede presso il Centro Diurno. Nel Seicento l’attuale centro era nominato Quarteri di Furchi a cagione della presenza di forche utilizzate per le esecuzioni capitali.
A questo periodo, risale la chiesa di Santa Maria della Lettera e il limitrofo Palazzo Castelli esistenti già nel 1632. Il monumento principale di Furci Siculo è la chiesa Madonna del Rosario (patrona del paese) che domina la Piazza Sacro Cuore, centro nevralgico della vita religiosa e sociale del paese. Incastonata sotto un costone roccioso di arenaria è la Chiesa della Madonna di Lourdes, situata nella frazione collinare di Grotte.
Addossata al Torrente Savoca, si può ammirare la Villa Belvedere, polmone verde del paese e proseguendo lungo la SS 114 i viaggiatori incontrano l’Edicola della Madonna del Buon Viaggio, inaugurata negli anni sessanta.
Pagliara
Immerso nel verde intenso degli agrumi, sulla riva sinistra dell’omonimo torrente, sorge l’antico centro di Pagliara. Si narra che nel 36 a. C. vi trovò riparo l’esercito di Sesto Pompeo. In seguito, nell’anno 1000, dei pastori si stabilirono nell’alveo del torrente dove costruirono delle case con paglia e rami, le cosiddette “pagliare”. Intorno all’anno 1130, insieme ad altre borgate locali, l’antico casale fu riunito sotto la Baronia di Savoca ad opera di Ruggero II d’Altavilla, re di Sicilia, e solo verso il 1600 il paese fu costituito comune. Le opere d’arte, conservate nella Chiesa Madre dedicata ai SS. Pietro e Paolo, testimoniano la prosperità di allora, grazie anche alla pratica dell’allevamento del baco da seta. Degna di nota è la Chiesa – Monastero di S. Maria di Polimenon, oggi San Sebastiano, patrono del paese. E’ da questo monastero che proviene il quadro S.M. di Polimenon, rubato nel 1943 e ritrovato nel 1960 a Milano. Restaurato, oggi si trova al museo di Messina. La leggenda narra che il dipinto, ritrovato circa 800 anni fa sulla spiaggia di Furci, appartenesse ad una famiglia musulmana turca. Portato in Italia da una serva italiana approdò sulla spiaggia di Furci dove, conteso dagli abitanti dei diversi paesi, fu caricato su un carro trainato da buoi che, lasciati liberi, portarono la tela a Pagliara. Gli abitanti in segno di devozione alla Madonna costruirono in quel luogo la chiesa.
Sulla via principale spiccano alcuni palazzi ottocenteschi e nei viottoli caratteristici archi di pietra gialla e testimonianze di abitazioni tardo -medievale, nel centro del paese sono ancora visibili i resti delle antiche prigioni.
Di fronte all’abitato sorge la ottocentesca “Villa Loteta” all’ombra di un maestoso pino marittimo alto 25 m, per il quale è stato richiesto l’inserimento nel Guinness dei primati.
La borgata Palma, nella prima metà del ‘700, vide la costruzione della Chiesa SS. Crocifisso, ad opera della potente famiglia del senatore Giuseppe Calabrò, al cui interno è conservato un pregevolissimo crocifisso ligneo.
Mandanici
Il piccolo centro di Mandanici, posto a 417 metri sul livello del mare, è stato fondato dai Greci della città di Nike che in questa località tenevano a pascolo le mandrie di bestiame, da qui l’antico nome Mandranike. E’ un centro prevalentemente agricolo: ancora oggi sopravvive l’industria della molitura delle olive, da cui si ricava un olio pregiato. Mandanici è ricca di opere d’arte ed in estate è visitata da turisti che, oltre alla salubrità dell’aria e al pranzo casereccio, gustano l’originalità del suo patrimonio storico – architettonico.
Nel 1959, durante un lavoro di scavo nello spiazzale antistante il Duomo, è stata trovata un’orcia di terracotta contenente un centinaio di monete di bronzo, raffiguranti simboli mamertini, oggi conservate nel Museo di Siracusa. Documentato risulta anche il periodo della dominazione normanna: nell’anno 1100 il conte Ruggero, per voto alla Madonna Annunziata, fece erigere una chiesa ed un’abbazia che rappresenta nella vallata la sedimentazione più importante di quasi un millennio di storia e di cultura religiosa.
La splendida Chiesa Madre consacrata a Santa Domenica (patrona di Mandanici) del XIV sec., costruita in pietra locale, negli anni ’20 del secolo scorso è stata dichiarata monumento nazionale. Il dedalo di viuzze è arricchito dalla presenza di antiche fontane, apprezzabili non solo per il loro valore estetico e tradizionale ma anche per essere, da sempre, un polo aggregativo.























